BELLO E’ VIVERE – Pier Giorgio Frassati tra letteratura ed arte

di MARIA ROSARIA CAPPELLO

PGF MONTAGNAArmonia mente-anima-corpo:questo è il ritratto di Pier Giorgio Frassati che emerge dalle testimonianze di chi lo ha conosciuto.

Amava lo sport e giocava a calcio, andava a cavallo,in bici o in auto, a piedi, anche di corsa e soprattutto praticava l’alpinismo, metafora di disciplina e di ascesa cristiana.

Profondamente pio ma non bigotto, partecipava alla Messa alla quale si preparava leggendo il messale o facendo domande perché voleva capire il rito, si comunicava quotidianamente e amava tutte le devozioni, specie l’adorazione eucaristica notturna , la preghiera e la recita del santo rosario. In lui chiesa e vita non erano due aspetti distinti ma strettamente connessi.

Amava vivere e godere delle gioie della vita. Avrebbe voluto disporre di più tempo per gl’impegni caritativi m amava cantare, fare scherzi, rideva spesso  e volentieri. La sua gioia non scaturiva banalmente dal fatto di essere giovane, bello e ricco (ebbe anch’egli i suoi crucci, fece scelte difficili e dolorose rinunce). Probabilmente don Cojazzi, suo precettore, il primo che subito dopo la sua morte raccolse Testimonianze su di lui, salesiano,gli ha parlato di don Bosco e di alcune sue massime: quella secondo cui il diavolo non ama la gente allegra e quella delle tre virtù: studio, carità e allegria. Aveva un’anima salesiana, giovane tra e per  i giovani, che accolse anche i carismi gesuita e domenicano (fu terziario domenicano, con il nome di fra Gerolamo).

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Godimento cercava nei capolavori della pittura e della scultura. Nel gustare anche questa gioia del vivere aveva avuto come buona maestra la madre, Adelaide Ametis, affermata pittrice. Pier Giorgio viaggiò in Italia, in Germania e in Austria, ne conobbe le principali città, nelle quali visitò con particolare gusto le collezioni artistiche. Per quanto piccola fosse una città, cercava sempre il Museo di Belle Arti, e sempre comprava cartoline e fotografie dei capolavori che aveva ammirato, poste tutte in bell’ordine  nei suoi album.

cropped-recta-ratio-testata.pngChi lo conobbe ha parlato di una purezza angelica: egli realizzava il pensiero paolino “Per chi è puro, tutto è puro; per chi è impuro, niente è puro”. Per queste sue disposizioni, poté gustare il bello anche nelle opere d’arte, senza fermarsi in considerazioni e riflessioni malsane.

Un amico prese un giorno a sfogliare un suo album, dove conservava le riproduzioni di capolavori dell’arte, e, colpito da alcune fotografie di opere classiche, gli disse:-Non ti pare che si potrebbe badare un po’ di più alla morale?- Pier Giorgio non rispose, cambiò discorso e nei giorni seguenti quell’album sparì dal solito posto. L’amico allora non comprese ciò che poi comprese successivamente: che Pier Giorgio aveva raggiunto un tal grado di padronanza di sé, in grazia della cultura, del gusto artistico, dell’educazione materna, dell’equilibrata sensibilità, che il pensiero non sviava mai dal puro godimento estetico, Aveva capito, però, che ciò poteva essere un pericolo per altri, e quindi non discusse con l’amico, né lasciò più in vista quell’album.

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Un altro aneddoto. Amante del bello cercò a lungo un dono per la sorella Luciana che si sposava e alla fine scelse un crocefisso d’avorio che fece benedire e che fu per lei  di conforto nei momenti tristi.

Amava studiare e approfondire, ma da giovanissimo, se la sua mamma gli avesse proibito la lettura di certe pagine, non avrebbe ceduto alla curiosità. Le sue scelte artistiche furono guidate dai genitori prima, dalla rettitudine poi.

DANTEAmava la poesia, Dante in modo speciale: gli amici si stupirono sentendolo recitare a Ravenna, sulla tomba del Poeta, interi canti. La sua memoria gli permetteva di ricordare intere poesie, dopo poche letture.  Nel suo studio sono appesi fogli che riportano, scritti di sua mano, passi de I sepolcri di Foscolo e i versi danteschi Vergine Madre; sul suo scrittoio stava  L’ode a Segantini e quella a Shackleton. Ed è più notevole questa sua passione, se si pensa che aveva letto pochissimi libri, perché lo studio scolastico gli assorbiva tanto tempo. Dopo il liceo aveva anzi abbandonato completamente la letteratura, a cui non si era mai dedicato con  ardore.

Non gli piaceva comporre temi scolastici ma le sue Lettere non sono certo banali.

Gli amici hanno attestato che spesso, durante le discussioni, fu udito citare libri, autori, brani a memoria. In modo così sicuro e spontaneo da far comprendere che quei riferimenti sgorgavano  da pensiero meditato e non imparaticcio.

SANT'AGOSTINO - BotticelliDalle Lettere risulta che aveva letto Le Confessioni di sant’Agostino, tutto San Paolo, tutta la Morale cattolica di Manzoni, qualche scritto di san Tommaso, di cui prima di morire si apprestava a studiare la Somma Teologica.

Riporto questi stralci di sue lettere, scritte ad amici agli inizi dell’Anno Santo 1925, pensando all’Anno santo della Misericordia indetto da papa Francesco: alcune frasi siano lette come se il beato le rivolgesse anche a noi:

“La pace sia nel tuo animo: ecco l’augurio per l’Anno Santo. Ogni altro dono che si possegga in questa vita è vanità, come vane sono tutte le cose del mondo. Bello è vivere, in quanto al di là vi è la nostra vita vera; altrimenti chi potrebbe portare il peso di questa vita se non vi fosse un premio delle sofferenze, un gaudio eterno? Come si potrebbe spiegare la rassegnazione ammirabile di tante povere creature che lottano per la vita e spesse volte muoiono sulla breccia se non fosse la certezza della giustizia di Dio?” (principio dell’anno, di cui egli non vide la fine, essendo morto il 4 luglio).

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“4 gennaio- Anno Santo. Carissimo, non sentimenti di rancore, che sarebbero non degni dell’Anno Santo; poiché già il Vicario di Cristo la aperto le porte sante, io stendo a te il ramo d’ulivo segno della pace. (…) mi sono preparato all’Anno Santo, nell’Avvento, leggendo Sant’Agostino, lettura però che non ho ancora ultimata, ma da cui ho riportato un immenso gaudio, una gioia profonda, che finora purtroppo non era arrivata all’anima mia. Anche mi do agli studi letterari; sto leggendo Testimonianze di Papini. Poi passerò agli studi filosofici, se troverò una buona traduzione dell’opera di San Tommaso d’Aquino.

L’anno è incominciato bene. Dopo aver brindato coi miei, mi sono recato ai Santi Martiri, e là, nella chiesa stipata di gente, abbiamo pregato perché sia pace all’Italia e pace a noi.

E questa pace, che è l’ardente desiderio di tutti noi, venga in quest’anno in cui le grazie del Signore si moltiplicano”

Gustava il teatro di prosa, ma non si recò mai a spettacoli senza prima sapere se la produzione era morale.  Per scherzo, la sorella  gli diceva che voleva ascoltare solo commedie … per signorine. Ed è questo indice di volontà e di fermezza, se si pensa che in tasca aveva la tessera permanente di libero ingresso per tutti i teatri. Per le produzioni classiche nutriva speciale entusiasmo: assistette a parecchie rappresentazioni dei capolavori di Shakespeare, di Schiller e di Eschilo. Amleto lo vide assiduo in ogni interpretazione di valenti artisti e ne tornava sempre entusiasta.

GP2 pastoraleIl giorno della sua beatificazione, nell’Omelia san Giovanni Paolo II affermò:- In lui la fede e gli avvenimenti quotidiani si fondono armonicamente, tanto che l’adesione al Vangelo si traduce in  attenzione amorosa ai poveri e ai bisognosi, in un crescendo continuo sino agli ultimi giorni della malattia che lo porterà alla morte.

Il gusto del bello, dell’arte, la passione per lo sport e per la montagna, l’attenzione ai problemi della società non gli impediscono il rapporto costante con l’Assoluto.

Maria Rosaria Cappello

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